domenica 27 marzo 2011

Uochi Toki - Cuore amore errore disintegrazione (2010)

Uochi Toki - Cuore amore errore disintegrazione (2010)
Mp3 | 155Mb | 320kbps
Tracce:
01. Appena risalito dall'abisso
02. Mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima,
03. dato che per me è naturale trovarmi spaesato nei non-luoghi,
04. mi basta udire voci lontane per sentirmi a casa ovunque,
05. permettendomi artifici spontanei,
06. gettandomi in ambigue immedesimazioni non richieste ma richieste,
07. violando le conseguenze che la violazione dei sacri limiti tra due persone comporta
08. ...no, sto sbagliando in qualcosa, il nervoso ed il quieto si alternano freneticamente
09. dando origine al più incomprensibile dei mali
10. che mi esaspera fino ad esplodere la realtà in molteplici adesso

“Appena risalito dall’abisso, mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima, tuttavia, dato che per me è naturale trovarmi spaesato nei non luoghi, mi basta udire voci lontane per sentirmi a casa ovunque, permettendomi artifici spontanei, gettandomi in ambigue immedesimazioni non richieste ma richieste, violando le conseguenze che la violazione dei sacri limiti tra due persone comporta …no, sto sbagliando in qualcosa, il nervoso ed il quieto si alternano freneticamente dando origine al più incomprensibile dei mali che mi esaspera fino ad esplodere la realtà in molteplici adesso”.
Visione mistica? No, sono semplicemente i titoli dei dieci pezzi di Amore cuore errore disintegrazione, il settimo disco che Rico e Napo sviluppano e creano assieme, il sesto con il vuotissimo nome “Uochi Toki”, il secondo che esce per il collettivo di artisti denominato La Tempesta Dischi. Come il nome suggerisce, si parla di Amore. Ma non aspettatevi niente di mieloso, niente rime strappalacrime, anzi niente rime e basta. Sputano parole taglienti e vagamente assonanti su basi apparentemente buttate alla cazzo di cane, ma la verità è che hanno così tante cose da dire che non ci starebbero in metrica neanche dopo anni di lavori di cesellatura! Allora tanto vale pubblicare la versione integrale dei pensieri che scorrono nella mente di questi due piemontesi, tanto ci si perde come se fossero le liriche più fini della storia dell’hip hop, spalmate su basi toste e lontanissime da qualsiasi cosa entri nel comune immaginario di musica yo, a metà tra l’industriale e una drum machine impazzita. Ma signori, questi sono gli Uochi Toki, che vi piacciano o meno. Uscirne vivi è difficile.
Da che mondo è mondo, l’arte è il tramite dei sentimenti umani, dai più vividi ai più profondi e inspiegabili. Tanti autori passati e presenti si sono espressi per mezzo di una tavolozza o degli strumenti musicali, altri hanno sentito l’esigenza di comunicarsi a parole attraverso la poesia, la narrativa e la saggistica. Il duo che da quasi dieci anni porta il nome Uochi Toki ha deciso di unire tutti questi strumenti, senza rinunciare alle possibilità che ogni forma d’arte può offrire e stravolgendo completamente il modus operandi della cultura rap. In questo modo, anche parlare d’amore può sembrare qualcosa di inusuale, o se non altro perdere i gravosi connotati romantici dei secoli scorsi.
Un simile argomento, oggi come oggi, diventa un pretesto per giudicare le persone, per costruirsi un bignami di situazioni-tipo su cui farsi un’idea ancora più generica delle stesse. Napo è la voce esterna – “l’Osservatore” – che si inserisce nel mezzo di questo mondo in preda alla facile retorica, tentando di interagirvi con le sue doti magiche.
L’incipit è situato nel mondo onirico, in cui il confine tra l’Io e l’Altro è labile, gli elementi di fantasia non sottostanno alle leggi della quotidianità, la poesia non necessita di licenze: la base ritmica pulsa come il sangue nelle vene, una realtà che sussiste solamente a livello sottocutaneo, un rebus inesprimibile del quale bisogna leggere “non il significato ma lo spirito”, finché la realtà non emerga più chiaramente. Il suono di un sitar accompagna il diradarsi del buio, nel quale si fanno lentamente spazio colori e linee; sensazioni tattili e fisiologiche salgono a livello cosciente nel risveglio proustiano di Napo, che farà il suo primo incontro per le strade di Lubiana nel più classico dei modi. Una passante, avvenente come molte altre, cattura la sua attenzione, spingendolo a immaginare l’ipotetico dialogo con la suddetta, ma il tutto finisce per limitarsi a un desiderio concretamente irrealizzabile. In questa prima parte dell’album il contatto tra i due universi non si compie, la donna è un soggetto sfuggente che lancia segnali nascosti al Mago. Il secondo incontro avviene nel parcheggio di un autogrill, dove una comitiva di adolescenti nel fiore dei loro anni incarna un mondo di desideri e segreti indecifrabili, la fine di un’innocenza che cela innate saggezze, presto destinate a perdersi; sarà una di queste ultime a rivelarsi uno spirito-guida e a predire inconsciamente al nostro eroe le sue future interazioni col sesso opposto.
Il quarto brano è un interludio telefonico, l’unica parentesi intima nella quale Napo svolge un ruolo amicale, facendosi confessore dei turbamenti di una ragazza qualunque; risponde a domande implicite sfruttando la sua proverbiale onniscienza metropolitana; i suoi consigli sono al tempo affettuosi e ammonitori, come a voler destare ogni potenziale donna in ascolto dal torpore che spesso le affligge (“Ti affanni, ti appanni gli occhi dai pianti, e pianti i ragazzi gli uni dopo gli altri? Che devo dirti, di concentrarti su quel che cerchi?”).
È il caso della successiva epifania femminile, con la quale entriamo nel vivo di questa odissea postmoderna. Il pomeriggio di Napo cambia destino in funzione di una svampita “occhi-di-cerbiatto”, l’ultima su cui potrà esercitare un relativo dominio psicologico: la sottomissione della ragazza al volere del partner l’ha condotta a un silenzio forzato, che vorrebbe sfogare, ma che traduce soltanto in frasi generiche e di nessun conto; il nostro scopre di non avere nessun influsso sull’ignara vittima, che lo ascolta fingendo di seguire le sue digressioni tematiche. È solamente il prototipo dell’avversario più temibile, il Drago che prima o poi è necessario affrontare.
Una camaleontica base per contrabbasso e batteria fa da sfondo all’episodio nodale del disco. La scena si svolge in un bar, in una serata da universitari prontamente comparata alla “gabbia di Faraday”; il Mago viene apostrofato da una ragazza impertinente, che lo giudica buffo, misterioso, troppo solo per potersi divertire. A poco serve mantenere la calma, tentare di spiegarsi e di non sembrare scortese: il nemico si rivela un muro invalicabile, costringendo il nostro a usare le sue doti per accedere ai pensieri della ragazza; ma se da un lato l’immedesimazione nella suddetta lo aiuta a chiarirne le problematiche e le speranze, dall’altro lo porta a superare un limite fuori dalla sua portata, scatenandone l’ira. La battaglia è persa, non resta che allontanarsi nel rimpianto: “Usare la magia per comprendere gli altri non mi esula dai colpi. Anzi, sappiatelo: un mago riceve sofferenze anche da come viene mosso un bicchiere, dall’uso improprio di un termine, dalle volontà altrui quando sono vanamente troppo ferree".
L’ipotetica terza fase del racconto è la confusione, l’impatto violento e devastante tra individui incompresi. Le parole diventano incerte, la realtà è descritta per mezzo di neologismi e basi musicali martellanti, che vanno a colmare il vuoto descrittivo delle immagini frenetiche. Il Mago tenta di schivare la curiosa indisponenza di una passeggera sul treno, rompendo la tensione del silenzio che li attraversa: una missione già votata al fallimento, che questa volta conduce agli insulti e all’attacco fisico, poiché parlare è ormai inutile (“Non sentitevi protetti dai talenti, dalle intenzioni, dai buoni sentimenti: l’unica cosa che conta è la porta senza porta, che in questo caso è chiusa, ed io sbaglio la formula”).
Il nervosismo è un contagio, ogni ulteriore intervento dell’altro sesso non fa che peggiorare le cose, portando a risposte non volute – realisticamente emblematico l’incontro da discoteca, fonte naturale di fraintendimenti nel rapporto occasionale. I ritmi diventano netti e spigolosi, i ragionamenti sequenziali e senza sosta: per l’ultima volta il Mago è costretto a scontrarsi con la realtà, instaurando un frettoloso dialogo con due testimoni di Geova sopraggiunti alla sua porta; la situazione, oramai ben oltre i canoni tragicomici, esaspera del tutto il nostro eroe, che col senno di poi ammetterà di aver creduto in un qualche Dio, anche se solo per pochi minuti, tanta era l’esigenza di una risposta ai suoi dilemmi: “Quando sono intero è a caso, non aspettatevi che io spieghi cosa è per me il caso, è il motivo per cui l’uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza,il mio dio è il mal di testa”.
Il caos si interrompe bruscamente, l’equilibrio è apparentemente ristabilito. L’epilogo non lascia alcuno spazio a conclusioni, deviando su una dettagliata spiegazione dei “molteplici adesso” generati dal disco, un meta-discorso che sembra voler dissuadere dall’idea di aver ascoltato un concept, di poterne estrapolare una morale sommaria. Non è dato sapere se i Uochi Toki volessero soltanto provocarci, inventando una storia verosimile, nella quale ritrovare frammenti delle nostre esperienze soggettive; probabilmente “Cuore Amore Errore Disintegrazione” non è altro che un nuovo “Libro Audio”, una raccolta di favole senza uno specifico (lieto) fine: ma laddove il precedente album sferrava colpi diretti, col suo linguaggio in prevalenza chiaro e incisivo, questo quinto capitolo si fa strada lentamente, insinuando più a fondo le domande che obbliga l’ascoltatore a porsi. Il filo del discorso si perde con facilità, l’assimilazione dei concetti è tutt’altro che immediata, ma il risultato è - ancora una volta - un’opera incredibilmente matura, paradossalmente completa nella sua inevitabile sommarietà. È necessario, come sempre, leggere (anzi, capire) tra le fitte righe dei torrenziali testi di Napo per trovare l’essenza del suo discorso, il quale va ben oltre la tematica del sentimento amoroso. Concedetevi un adeguato lasso spazio-temporale per capirlo.


ascolta.........ascolta bene........ascolta meglio

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