Rosa o celeste? Fuchsia!
Ieri sera stavo a teatro coi miei due nipotini, una brillante commedia allestita da una coraggiosa compagnia di insegnanti e genitori in un progetto scolastico con lo scopo dichiarato di avere una direzione unica per quanto riguarda l'educazione di figli e alunni.
Prima dello spettacolo la regista e scrittrice della commedia ha preso il microfono per spiegare infatti alcune cose, non tanto sulla performance teatrale quanto sulla necessità di uno sforzo congiunto tra genitori e corpo insegnanti, l'unica garanzia in una società così dispersiva come quella odierna per dare ai loro figli e alunni gli strumenti reali per affrontare la vita di domani e avere così un futuro più sicuro.
Spiegava che se un insegnante in classe dà loro un modello e invece a casa loro ne trovano un altro completamente opposto, questi figli cresceranno con due realtà, cresceranno schizofrenici, e sappiamo quanto i bambini hanno bisogno di certezze e di un'unica realtà!
Infatti, neanche a farlo apposta, i miei due nipotini, mentre lei parlava al microfono, mi chiedevano se era un maschio o una femmina. Ho risposto al volo che era una signora e che comunque la cosa non aveva importanza e che dovevano ascoltarla perchè stava dicendo delle cose molto interessanti.
Forse la regista non li ha sentiti, o forse si, ma abituata a questo genere di commenti ha sorvolato e proseguito il suo discorso; un pò come faccio io quando mi capita di sentirmi chiamare "caparezza" o "gesùcristo" e tiro avanti perchè non posso mica rompere il grugno a tutti quelli che non sanno far altro che giudicare utilizzando solo come misura gli stereotipi anzichè usare la ragione e l'intelletto e lo spirito critico e magari anche un pò di tolleranza per chi non la pensa alla stessa maniera della gente comune e non veste alla moda e non ha comportamenti standard.
Ma una cosa forse è quando un adulto fa certi apprezzamenti, un'altra cosa è quando a esprimere un innocente dubbio sulla sessualità di una persona è un bambino che fin dalla nascita è stato abituato al celeste per il maschietto e al rosa per la femminuccia.
Di primo acchito mi sono sentito imbarazzato per quella domanda: "Zio, ma è maschio o femmina?" e se fosse stato un adulto penso che mi sarei proprio arrabbiato!
Poi tornando a casa ho ripensato all'accaduto e mi sono chiesto come una società debba intervenire per evitare che in un futuro non lontano un bambino si possa fare più simili domande inutili.
Vi posso garantire che i miei due nipotini sono dei bambini molto educati, perchè i loro genitori sono persone molto educate e pure molto sensibili anche a questioni che riguardano l'omosessualità e le varie forme di identità sessuali esistenti; eppure nonostante ciò il bambino nota e apostrofa lo stesso la diversità. Spesso infatti mi hanno chiesto in passato: "Zio, ma perchè tu hai i capelli lunghi come una femmina?".
Ora francamente non so più come proseguire questa discussione, forse un pedagogo o uno psicologo o un sociologo possono dire cose più intelligenti di me, ma io voglio aggiungere un particolare che ho notato sempre ieri sera a teatro.
Ebbene, il teatro era parrocchiale ed anche la commedia era in tono con l'ambiente perchè parlava di natale e angeli custodi, e la stessa regista nel suo intervento ha fatto capire che la famiglia deve stare unita e che non si può separare.
Io non so, e neanche me ne informerò, perchè non è il caso singolo che può generare una norma assoluta e generale - dicevo - non so se la regista è sposata o ha dei figli o ha una sua vita sentimentale alternativa, poco conta questo; mi sono invece a lungo soffermato sul fatto che proprio lei ha sottolineato ad alta voce un valore che avrebbe potuto facilmente non condividere, come per esempio io non lo condivido, e che invece altri che ci vivono dentro perchè sposati e coniugati e genitori, ci credono sicuramente meno di lei!
La vita a volte sorprende, chi vorrebbe una famiglia e crede in certi valori, a volte deve rinunciarci perchè all'apparenza per esempio dimostra una dubbia appartenenza sessuale, e d'altro canto chi vive superficialmente e con leggerezza abbraccia stili di vita come sposarsi e generare figli senza sapere poi dove mettere le mani!
Ho apprezzato molto quella regista, lei non è arrabbiata nei confronti della vita, della sua vita, probabilmente ha accettato se stessa e per questo diffonde valori che potrebbe a ragione misconoscere!
Io invece sono arrabbiato; non avrei niente contro la famiglia in linea di massima, ma se quest'idea della famiglia serve poi per creare una distanza con le persone che una famiglia la intendono in maniera più ampia diciamo, non legata a due colori soltanto, al celeste e al rosa, ma anche al fuxia per esempio, beh, allora alla famiglia preferisco la comunità, una comunità dove tutti i figli siano figli di tutti e tutti i genitori siano contemporaneamente e di diritto padri e madri di tutti i bambini della comunità. Se la famiglia persegue lo scopo di formare una comunità fatta a propria immagine e somiglianza e relega tutti gli altri in una posizione extracomunitaria, allora io mi schiero contro la famiglia. In sostanza penso che la parrocchia debba allargarsi e allargare il giro dei suoi adepti e fedeli, altrimenti poi succede che uno cambia parrocchia e per esempio si metta a fare yoga, o chi come me che, quando vede una chiesa, un asharam, una sinagoga o una moschea qualunque, vi entra con deferenza e sommo rispetto ma ne apprezza soltanto la bellezza architettonica!
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