Perchè mi succede questo?
C'era una volta un re che aveva un consigliere al quale si rivolgeva tutte le volte che doveva prendere importanti decisioni o per farsi aiutare per interpretare gli eventi e i segni del destino.
Un giorno, durante una festa a corte in cui tutti si cimentarono in giochi e sfide con armature lance e scudi, il re si ferisce ad una mano e perde un dito.
Avvilito si ritira nel suo palazzo e manda a chiamare il suo consigliere al quale chiede con le lacrime agli occhi la ragione di quella sua disgrazia, se mai ve n'era una.
Il consigliere risponde di non conoscere il vero motivo di quanto accaduto, ma che sua maestà non doveva dubitare sul fatto che tale disgrazia aveva sicuramente una sua oscura ragione che non era dato conoscere al momento.
Il re infuriato perchè insoddisfatto del responso del suo consigliere, per tutta risposta lo fa chiudere nelle segrete del castello.
Alcuni anni dopo, durante una battuta di caccia, il re si perde nei boschi e sceso da cavallo, smarrisce anche quest'ultimo che si allontana improvvisamente e inspiegabilmente al galoppo.
Egli cerca di trovare il gruppo di cacciatori coi quali era uscito per la battuta di caccia, tende l'orecchio per vedere se riesce a sentire in lontanaza i cani, ma nulla di tutto questo.
A un certo punto, stanco di camminare e affranto per le molte ore trascorse inutilmente alla ricerca della strada per il castello, e con un senso di angoscia per la notte che si appressava, decide di mettersi a sedere ai piedi di un albero e si addormenta appoggiando la schiena al tronco.
Ma improvvisamente viene risvegliato dal suono di voci e urla disumane; una tribù di uomini vestiti in modo alquanto bizzarro lo ha scoperto nel bosco e lo fa prigioniero per portarlo al cospetto del loro capo. Il quale gli fa tutta una serie di domande, ma non credendo ad una sola parola di quanto il re gli dice e scambiatolo per uno dei tanti avventurieri e vagabondi decide di immolarlo in onore della loro divinità. Ma prima si reca dal suo sacerdote per avere la certezza che avrebbe fatto cosa gradita al loro dio e per assicurarsi di non attirarsi le sue ire.
Il sacerdote si fa allora portare il prigioniero e lo esamina attentamente, ma quando si accorge che ad una mano manca un dito sentenzia che non era adatto per donarlo in sacrificio al loro dio. Cosicchè il re viene liberato e accompagnato con grande scherno nelle vicinanze del castello che quelli si rifiutavano di credere fosse veramente il suo regno.
Quando la popolazione e tutti i suoi fedeli servitori e tutti quanti i cavalieri si accorsero che il re era tornato sano e salvo, si apprestarono a fare grandi festeggiamenti e a sostituire tutti i segni di lutto che esprimevano il dolore per la recente perdita del loro sovrano con gli addobbi festivi più sgargianti e colorati che avevano a disposizione.
Ma mentre tutti festeggiavano e ballavano e si divertivano, il re ripensò al suo vecchio consigliere ancora segregato nelle prigioni del castello. Così decise di farsi accompagnare là da lui per potergli parlare.
Quasi non lo riconobbe per quanto fosse provato per tutti quegli anni di buio, di fame e di maltrattamenti. Per prima cosa gli chiese umilmente scusa perchè aveva finalmente capito che era stata proprio la perdita del dito ad averlo salvato da quella tribù di selvaggi. Ma poi, in tono sarcastico e come per togliersi ogni senso di colpa, chiese però al consigliere quale invece era stato il motivo valido e ragionevole per la sua vita di avere trascorso tutti quegli anni rinchiuso in una cella.
"Sire" rispose il vecchio e provato consigliere, "se Vostra Maestà non mi avesse rinchiuso qui sotto, io come Voi mi sarei perso nei boschi durante la battuta di caccia e sarei stato catturato insieme a Vostra Altezza dalla tribù dei ribelli, i quali mi avrebbero sicuramente immolato al loro dio, perchè a differenza Vostra io possiedo tutte e dieci le dita delle mani!"
Un giorno, durante una festa a corte in cui tutti si cimentarono in giochi e sfide con armature lance e scudi, il re si ferisce ad una mano e perde un dito.
Avvilito si ritira nel suo palazzo e manda a chiamare il suo consigliere al quale chiede con le lacrime agli occhi la ragione di quella sua disgrazia, se mai ve n'era una.
Il consigliere risponde di non conoscere il vero motivo di quanto accaduto, ma che sua maestà non doveva dubitare sul fatto che tale disgrazia aveva sicuramente una sua oscura ragione che non era dato conoscere al momento.
Il re infuriato perchè insoddisfatto del responso del suo consigliere, per tutta risposta lo fa chiudere nelle segrete del castello.
Alcuni anni dopo, durante una battuta di caccia, il re si perde nei boschi e sceso da cavallo, smarrisce anche quest'ultimo che si allontana improvvisamente e inspiegabilmente al galoppo.
Egli cerca di trovare il gruppo di cacciatori coi quali era uscito per la battuta di caccia, tende l'orecchio per vedere se riesce a sentire in lontanaza i cani, ma nulla di tutto questo.
A un certo punto, stanco di camminare e affranto per le molte ore trascorse inutilmente alla ricerca della strada per il castello, e con un senso di angoscia per la notte che si appressava, decide di mettersi a sedere ai piedi di un albero e si addormenta appoggiando la schiena al tronco.
Ma improvvisamente viene risvegliato dal suono di voci e urla disumane; una tribù di uomini vestiti in modo alquanto bizzarro lo ha scoperto nel bosco e lo fa prigioniero per portarlo al cospetto del loro capo. Il quale gli fa tutta una serie di domande, ma non credendo ad una sola parola di quanto il re gli dice e scambiatolo per uno dei tanti avventurieri e vagabondi decide di immolarlo in onore della loro divinità. Ma prima si reca dal suo sacerdote per avere la certezza che avrebbe fatto cosa gradita al loro dio e per assicurarsi di non attirarsi le sue ire.
Il sacerdote si fa allora portare il prigioniero e lo esamina attentamente, ma quando si accorge che ad una mano manca un dito sentenzia che non era adatto per donarlo in sacrificio al loro dio. Cosicchè il re viene liberato e accompagnato con grande scherno nelle vicinanze del castello che quelli si rifiutavano di credere fosse veramente il suo regno.
Quando la popolazione e tutti i suoi fedeli servitori e tutti quanti i cavalieri si accorsero che il re era tornato sano e salvo, si apprestarono a fare grandi festeggiamenti e a sostituire tutti i segni di lutto che esprimevano il dolore per la recente perdita del loro sovrano con gli addobbi festivi più sgargianti e colorati che avevano a disposizione.
Ma mentre tutti festeggiavano e ballavano e si divertivano, il re ripensò al suo vecchio consigliere ancora segregato nelle prigioni del castello. Così decise di farsi accompagnare là da lui per potergli parlare.
Quasi non lo riconobbe per quanto fosse provato per tutti quegli anni di buio, di fame e di maltrattamenti. Per prima cosa gli chiese umilmente scusa perchè aveva finalmente capito che era stata proprio la perdita del dito ad averlo salvato da quella tribù di selvaggi. Ma poi, in tono sarcastico e come per togliersi ogni senso di colpa, chiese però al consigliere quale invece era stato il motivo valido e ragionevole per la sua vita di avere trascorso tutti quegli anni rinchiuso in una cella.
"Sire" rispose il vecchio e provato consigliere, "se Vostra Maestà non mi avesse rinchiuso qui sotto, io come Voi mi sarei perso nei boschi durante la battuta di caccia e sarei stato catturato insieme a Vostra Altezza dalla tribù dei ribelli, i quali mi avrebbero sicuramente immolato al loro dio, perchè a differenza Vostra io possiedo tutte e dieci le dita delle mani!"
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